Gremita la sala del Politecnico di Milano il giorno 4 novembre per la presentazione dei risultati dell'Osservatorio sull'e-commerce rivolto ai consumatori finali del Mip in collaborazione con Netcomm. Mi guardo attorno, nessuno del nostro settore, sono quasi tutte aziende che hanno un e-commerce o che pensano di averne uno quanto prima.
Molti i relatori che si susseguono, siamo in clamoroso ritardo come al solito, la nota maggiormente negativa è la mancanza di interazione e il poco spazio per fare domande, d'altro canto hanno voluto comprimere in mezza giornata quello che sarebbe stato sicuramente più proficuo fare in una intera.
A parte questo sono molti gli spunti emersi che vale la pena riportare.
- Il mercato italiano dell'e-commerce è formato
quasi esclusivamente da dot.com e le imprese produttrici sono
praticamente assenti. Quando si sveglieranno?
- Sembra che le aziende italiane abbiano paura che l'e-commerce possa disturbare i canali tradizionali di vendita. Ne deriva una mancanza di competitività, che danneggia il mercato.
- Dalla ricerca emerge che il livello di soddisfazione dell'utente che acquista on-line è nel complesso vicino al 100%. Con la nostra ricerca Maisazi Compra, seppur in piccolo, anche noi lo avevamo riscontrato.
- Netcomm, come ha fatto già anche AICEL, avrà il suo sigillo, il cui obiettivo risiede nel dare al commercio elettronico e alle aziende che ne fanno parte, trasparenza e garanzia verso i consumatori, per poter sviluppare domanda e offerta allo stesso tempo.
- Quest'anno (2008) il transato e-commerce è cresciuto del 21%, più o meno la stessa percentuale dello scorso anno e allineato agli altri paesi, europei ed extraeuropei (USA). Roberto Liscia, presidente Netcomm, fa notare che seppur vero che oggi l'e-commerce in Italia cresce come negli alti paesi, negli anni passati non abbiamo avuto però le stesse crescite esponenziali. Credo che ci sia da riflettere.
- La percentuale dell vendita di servizi è del 70%, mentre dei prodotti del 30%. Negli altri paesi è quasi l'opposto, circa 60% prodotti e 40% servizi. Sembra che noi italiani scegliamo Internet per tutto ciò che non è tangibile (soprattutto biglietti aerei, treni, viaggi ecc), ma i prodotti facciamo ancora molta fatica a non toccarli con le nostre mani prima di acquistarli.
- Dei top 20 (i primi 20 player del settore), 18 offrono servizi e non sono presenti i grossi distributori come ad esempio Esselunga e Mediaword, per trovarli occorre scendere fino alla 25 posizione. C'è chi sostiene che in Italia la grossa distribuzione non esiste (a parte COOP) e quindi è ovvio che non siano presenti.
- L'80% dei pagamenti avviene con la carta di credito (PayPal è aumentato) e il 10% con il bonifico, quindi il 90% circa dei pagamenti avviene in maniera elettronica. Durante la discussione si è parlato del fatto che la maggior parte di quell'80% sia costituito da carte prepagate e che questo sia da spiegarsi con il fatto che noi italiani siamo abituati ad usare i contati e che on-line quello che li sostituisce è appunto la carta prepagata. Vado allo sportello, carico la carta con i contati, pago on-line. Sono d'accordo con questa affermazione, pur non rientrando in questo target (io al contrario faccio fatica ad avere i contati nel portafogli), mi accorgo di come le altre persone sembrino voler toccare con mano anche i soldi, oltre che i prodotti!
- Sembra che in Italia si sia instaurato un circolo vizioso per cui vi sono pochi Web Shopper perché manca l'offerta on-line e d'altro canto sono poche le aziende che vendono on-line perché ci sono pochi consumatori che comprano. Insomma il cane che si morde la coda. Riusciremo ad uscirne?
- La percentuale di consumatori italiani che prima di acquistare, magari in un negozio tradizionale, si informa on-line cresce vertiginosamente. Gli utenti dei blog, delle community, dei forum ecc. informano, condividono, giudicano e aprono la strada alla scelta d'acquisto, non si può più ignorare questo aspetto e le aziende un po' alla volta se ne stanno rendendo conto, sono però in netto ritardo, speriamo non sia già troppo.
- Gli utenti più evoluti (quelli definiti reloded dal Mip) sembrano aver assunto una tendenza inversa, vanno nei negozi tradizionali ad acquisire informazioni sui prodotti per poi valutarne l'offerta on-line, soprattutto per quanto riguarda il vantaggio sul prezzo.
Insomma, siamo sempre molto indietro rispetto agli altri stati
(purtroppo anche la Francia e so che a molti questo da parecchio fastidio
)
, ma io continuo ad essere fiduciosa, qualcosa sta cambiando,
dobbiamo avere pazienza perché tutti i cambiamenti di tipo
sociale ed economico hanno bisogno di tempo. Il sole
spunterà anche se qualche acquazzone continuerà a
disturbarci. Come giustamente ricordava Roberto Binaghi allo IAB Forum, non scordiamoci l'ombrello a casa.
La sala era veramente gremita di persone e l'interesse era alto. Peccato che alla fine ci sia stato poco tempo per un po' di domande e risposte. Io sono riuscito a fare la mia, ma ho visto parecchi con la mano alzata non avere la possibilità di porre la propria.
Forse sarebbe stato il caso di avere un intervento in meno (di alcuni, onestamente, non si sentiva la necessità) ed un po' di spazio interattività in più.
Comunque l'incontro è stato utilissimo ed è valsa la pena di farsi il viaggio Vicenza/Milano.
Scritto da: fradefra | 11.11.08 09:33
Scritto il 11-11-2008 09:33
Uno dei problemi in Italia è che non abbiamo prodotti in dropship, ho trovato delle ottime soluzioni su questo forum www.socidropshipitalia.info/forum
Scritto da: Alex | 27.12.08 12:40
Scritto il 27-12-2008 12:40
Ciao Alex, io faccio consulenza per un'azienda che ha vari siti di e-commerce e vende tutti i suoi prodotti in dropshipping. So per certo che ve ne sono molte altre.
E' ovvio che il paragone con altri stati, anche senza scomodare il colosso USA, non è difatti possibile.
Buon anno :)
Scritto da: copertina75 | 02.01.09 06:41
Scritto il 02-01-2009 06:41